"La storia non è altro che la storia della nostra anima e così la storia dell'anima è la storia del mondo"
(B. Croce)
(olio e tempera su tela cm 150x2500- 1983)
"...Bedeschi sembra ora non accettare più la storia nella tradizionale accezione ciceroniana, ma volerla riproporre come semplice cronaca e biografia. E lo fa pittoricamente per mezzo di una lunga sequenza di immagini figurali avviluppate in una sorta di mega polittico dalle grandi proporzioni......"
In questa rivisitazione pittorico-revivalistica di se stesso, dei ricordi e degli eventi più emblematici della sua vita e del suo mondo, Bedeschi, dopo aver reso un doveroso omaggio al suo vecchio maestro Nonni e al suo mentore critico Azzolini, annota sulla tela le effemeridi di un diario che registra la cronaca degli accadimenti più eclatanti come l'allunaggio, la violenza (Guernica, Vietnam), il terrorismo (Piazza Fontana), il femminismo, i mass-media...
In questa sua proposta culturale, lancia un messaggio-denuncia che, come lui stesso ci ha detto, vuole essere soprattutto "una esortazione a provvedere in tempo affinchè l'uomo non debba sentirsi un giorno senza storia e senza fantasia, in quanto troppo occupato a proteggere entro scafandri eburnei la propria precaria e banale esistenza"....
Enrico Docci.
In questa rivisitazione pittorico-revivalistica di se stesso, dei ricordi e degli eventi più emblematici della sua vita e del suo mondo, Bedeschi, dopo aver reso un doveroso omaggio al suo vecchio maestro Nonni e al suo mentore critico Azzolini, annota sulla tela le effemeridi di un diario che registra la cronaca degli accadimenti più eclatanti come l'allunaggio, la violenza (Guernica, Vietnam), il terrorismo (Piazza Fontana), il femminismo, i mass-media...
In questa sua proposta culturale, lancia un messaggio-denuncia che, come lui stesso ci ha detto, vuole essere soprattutto "una esortazione a provvedere in tempo affinchè l'uomo non debba sentirsi un giorno senza storia e senza fantasia, in quanto troppo occupato a proteggere entro scafandri eburnei la propria precaria e banale esistenza"....
Enrico Docci.